Gli infortuni muscolari sono tra i più frequenti nel mondo sportivo, amatoriale e professionistico. In questo periodo dell’anno sono numerosi i pazienti che entano in studio, con aria vagamente abbattutta, e mi confessano cose tipo “ho sentito un tirotto durante la partita” o peggio “ho sentito una gran fitta e mi son dovuto fermare”.
Tecnicamente, questa tipologia di infortunio si definisce lesione muscolare. Personalmente non amo il termine “lesione”, in quanto evoca la rottura fisica di qualcosa (del muscolo, in questo caso), mentre la questione è molto più sfumata di così.
Sempre tecnicamente, esistono diversi livelli di lesione muscolare, classificati in base alla percentuale di fibre coinvolte nell’evento. La sempre fantasiosa comunità scientifica le distingue in lesioni di primo, secondo, terzo e quarto grado.
Immaginiamo i nostri muscoli come un fascio di cavi elettrici: ogni cavo ha un numero finito di fili di rame al suo interno, il tutto racchiuso da una guaina isolante, e l’insieme di tanti cavi ordinatamente riposti in fasce più o meno grandi forma il muscolo.
In questo paragone, le lesioni di primo e secondo grado sono danni ai fili di rame interni ad uno o più cavi adiacenti, senza rottura della guaina isolante, mentre quelli di terzo e quarto grado coinvolgono anche una o più guaine.
Ora, la domanda sorge sponatanea: ma come si fa a sapere quante e quali parti sono coinvolte?
Ecco che gli habitué dello stiramento esclameranno: l’ecografia!!
In realtà, l’esame di riferimento per le lesioni muscolari ( gli esami/test di riferimento sono detti “golden standard”, segnatevelo che ci torneremo) sarebbe la Risonanza Magnetica Nucleare. Per capirci: se si fa male Messi, anche solo un dolorino durante il riscaldamento di un allenamento qualunque, probabilmente verrà spedito a fare la RMN prima di subito. Se si fa male mio cugino Gigi perché durante il calcetto aziendale ci tira come un drago, memore di come nel lontano ‘97 era prima punta in prima categoria, probabilmente si concederà un’ecografia solo dopo che il dolore continua per due settimane nonostante il suo stop immediato e totale da qualsiasi attività.
L’ecografia è infatti un esame operatore dipedente, fornisce immagini più approssimative sia quantitativamente che qualitativamente. A suo vantaggio però presenta numerose voci: costi nettamente inferiori, tempi di attesa brevi, zero radiazioni, responso immediato.
Questi motivi sono i principali responsabili della sua diffusione come primo approccio diagnostico, l’eventuale RMN sarà consigliata in un secondo momento se ritenuta necessaria.
Ora che abbiamo definito cos’è una lesione muscolare e come si diagnostica, entrano in gioco le tre domande cardine del lavoro del fisioterapista:
Cosa devo fare? Quanto ci vorrà per guarire? Quando posso tornare a giocare?
Queste ed altre interessantissime informazioni nel prossimo articolo!
LESIONI MUSCOLARI, ATTO SECONDO – UN GRADINO PER VOLTA – Mov3Imola